la rottura   Leave a comment

Carmine prende posto sulla panchina più vicina alla spillatrice.
Crack.
Il guscio di una noce va in mille pezzi. Carmine sbuffa, volge lo sguardo a destra e a sinistra, inghiotte tutto d’un fiato la noce che prima (prima?) d’essere spaccata sembrava un cervello.
Crack.
Carmine mastica nervosamente e ripensa a tutte le volte che l’aveva chiamata.
Cr-crack.
Non aveva mai risposto, in realtà non aveva neanche mai messo giù. Ma lui, sempre masticando, lo sapeva: la sua era una vana speranza. E forse anche vanagloria.
Crack.
L’ennesimo guscio schianta sotto la pressione delle tenaglie. Il tavolo è talmente coperto di rimasugli di frutta secca che, se Carmine lascia che gli occhi s’incrociano, paiono frattaglie.
Tutt’intorno è un crepitio di voci, di strusciare di scarpe.
Un’altra occhiata al cellulare: niente sullo schermo, solo le ventitré e un quarto.
Crack.
Le guance ormai trasformate in due palloni, Carmine s’alza, con la ferma decisione di andare a casa e dimenticare tutto. Aspettarla ancora un minuto sarebbe stato come non andarsene mai.
Giulia.
Ma c’è quel blocco informe di distratti e di risate a bloccare il passaggio verso l’uscita. Carmine l’affronta a testa bassa, si mette a premere e a spintonare, ma chi sente le grida di una bocca piena di noci? Carmine spinge ancora, ecco s’apre un varco in mezzo alla calca in fermento, lui ci si butta subito e la massa di corpi gli si richiude intorno, ecco è nell’involucro, manca l’aria, e stringe, si stringe…

crack.
Carmine sembrava un cervello. Ora pare frattaglie, tutto sparso sul tavolo.

Pubblicato 8 Maggio 2014 da gionnigrey in Senza categoria

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